Un particolare rito collettivo in auge a Coassolo è il “Rolu”. Interessante notare come, seppur non più in funzione e non specificamente presenti a Coassolo, le “Compagnie dei Giovani” (vedi "I Priori") abbiano influenzato molto il “Rolu” in quanto anche quest'ultimo coinvolge giovani non sposati e per molto tempo ha coinvolto solo i ragazzi (le donne sono state ammesse solo nel 1965); inoltre, durante il “Rolu” i partecipanti devono dimostrare la loro appartenenza alla comunità attraverso balli e canti popolari eseguiti in pubblico, resistere a tentativi di furto del ginepro e sopportare vari scherzi da parte di ragazzi più grandi. I coscritti quindi, un po' come i membri delle “Compagnie dei Giovani”, devono dimostrare di essere all'altezza del proprio ruolo. Interessante ricordare che celebrazioni simili a quella qui presa in esame sono presenti nei paesi vicini ma a differenza del “Rolu” si svolgono nel periodo di Carnevale, accentuando così il lato goliardico di queste manifestazioni: la concomitanza col Carnevale potrebbe anche servire a sottolineare lo spirito ribelle dei giovani.
Trovare notizie certe sulla storia e l'origine del “Rolu” non è per nulla facile e le fonti privilegiate restano le testimonianze orali. Tuttavia il legame di questa festa con la coscrizione militare è indubbio, e sulla base di questo elemento si possono trovare svariate notizie tra cui risaltano quelle relative a risse tra coscritti di Coassolo e quelli dei paesi vicini risalenti già agli anni '90
dell'Ottocento. Oltre a curiosi resoconti di storie più o meno tragiche di coassolesi migrati in America, è data testimonianza di una rissa prolungata tra giovani coassolesi e balangeresi risalente addirittura al 1890. Spesso si tratta di risse nei pressi di stazioni avvenute probabilmente in seguito a ubriacature. Articoli trovati nell'archivio storico del quotidiano "La Stampa" permettono di supporre l'esistenza di feste e forme di aggregazione tra giovani coscritti anche in tempi piuttosto lontani dal presente sebbene non se ne conoscano le modalità di svolgimento. Non essendo il “Rolu” una festa di competenza di un'autorità pubblica o religiosa, le attestazioni che la riguardano sono praticamente inesistenti. Per fortuna vengono in nostro aiuto le testimonianze orali, che ci permettono di risalire grosso modo alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Per lungo tempo è stata la festa di leva ad essere al centro dell'attenzione tanto che, pur essendo legata al “Rolu”, essa si svolgeva separatamente.
Tra l'altro lo stesso termine “Rolu”, secondo l'ipotesi più accreditata, fa riferimento al ruolino, registro militare dove venivano registrati i soldati appartenenti ad un determinato reparto. I partecipanti alla suddetta festa di leva, che si svolgeva dopo il “Rolu”, si distinguevano per il fatto di indossare un cappellino particolare recante i colori della bandiera italiana con su scritto “Viva la classe... “ e l'anno in questione. Da segnalare che l'uso di questo cappellino fu sporadicamente reintrodotto in una sola edizione del “Rolu”, quella del 1991, affinché i coscritti del 1973 potessero distinguersi dai loro predecessori protagonisti di una festa particolarmente sfarzosa. L'uso del suddetto cappellino però fu abbandonato l'anno successivo. Anche i foulard indossati dai giovani maschi avevano un aspetto differente: ricordavano le cartoline patriottiche inviate alle famiglie dai soldati con immagini di militari in divisa su sfondo sereno con slogan patriottici del tipo "Gli Italiani per gli Italiani". Ricordiamo che anche i foulard del “Rolu” hanno subito vari cambiamenti: dalle classi del 1947 a quelle degli anni '70 circa i foulard recano la scritta "W la classe..." e l'anno in questione accompagnata da un ricamo floreale, mentre quelli degli anni successivi mostrano, oltre all'anno, il nome di ogni singolo partecipante e una mascotte scelta dal gruppo, spesso diversa per maschi e femmine.
La festa di leva si svolgeva dopo il “Rolu” che segnava più chiaramente il passaggio all'età adulta e aveva luogo a diciotto anni. Tale festa di leva era presumibilmente distinta dal “Rolu” per dare maggior risalto alla mascolinità dei giovani, fieri di esporre sul proprio braccio la scritta "Abile" inserita su un braccialetto di stoffa tricolore da portare al braccio che diventava quindi per il giovane uomo un autentico simbolo del pieno raggiungimento della propria mascolinità. Tale festa era strettamente legata alla naja ed aveva carattere itinerante: i partecipanti si spostavano di paese in paese per una serie ininterrotta di balli e pranzi della durata di otto giorni a differenza del “Rolu” che dura un solo giorno. Questa festa dei coscritti in senso più stretto fu abbandonata all'incirca nel 1977. Sopravvisse solo il “Rolu”, da sempre porta d'ingresso nell'età adulta alla qual. Importante ricordare che dal 1965 partecipano anche le ragazze. Questa comparsa è probabilmente segno della necessità da parte della gioventù, qui definita come comunità rituale di giovani maschi scapoli, di far fronte alle carenze di membri dovute ai cicli di spopolamento della montagna a cui anche Coassolo ha assistito.
Si può dire quindi che per un lungo periodo si è assistito alla presenza di un vero e proprio percorso di formazione del giovane uomo che iniziava col “Rolu” e terminava con la leva militare. Infatti chi non partecipava al “Rolu”, non veniva ammesso alla festa di leva che precedeva la partenza per il servizio militare, ritrovandosi vittima di una forte esclusione sociale; tanto che la possibilità di non partecipare a questo rito non era praticamente presa in considerazione.
Va da sé che le fe
ste dei diciott’anni si svolgevano separatamente, ma soprattutto la dimensione del forestiero era molto più rilevante di oggi e veniva sottolineato in vari modi anche in manifestazioni diverse dal “Rolu”. Ad esempio la conclusione delle feste incentrate su un grande ballo era segnata dall esecuzione della ballata del forestiero oltre la quale nessuno poteva trattenersi.
Interessante l’usanza secondo la quale all’ingresso delle feste di paese si offriva un bicchiere di vino in cambio di una piccola offerta dicendo: "O'c lu beivas, o chi 't lu beivan" cioè "O lo bevi, o te lo beviamo", se l avventore si rifiutava di bere e di elargire l’offerta, il bicchiere di vino gli veniva rovesciato addosso. Tra l’altro, reminescenze di giochi e scommesse legati al vino hanno lasciato tracce anche nel “Rolu” attuale infatti, durante la cena, ogni partecipante viene invitato ad alzarsi quando viene canticchiato il suo mese di nascita e a bere tutto d un fiato il proprio bicchiere di vino. (Ad esempio si canta: "Chi è nato a gennaio si alzi, si alzi... e bevilo, bevilo, bevilo!!" e si continua così finché non vengono citati tutti i mesi dell anno).
Proprio l'idea di mettere alla prova i ragazzi, ancora oggi presente nel “Rolu”, porta a pensare a questa festa come ad un rito di passaggio non cruento verso quella che, seguendo Van Gennep, viene definita “pubertà sociale” ovvero il segno dell'ingresso nella società degli adulti, così definita per distinguerla dalla pubertà fisiologica che non comporta il passaggio da una classe d'età ad un'altra. Infatti, a ben guardare, all'interno del “Rolu” si possono distinguere le tre fasi del rito di passaggio indicate da Van Gennep: la fase preliminare, la fase liminare e la fase postliminare. Certo, in questo caso non ci troviamo di fronte ad un classico esempio di iniziazione tribale come quelli studiati da Van Gennep, ma si può comunque notare una certa alternanza tra momenti di separazione e di aggregazione tipica dei riti di passaggio, con una netta prevalenza dell'aggregazione. La fase di separazione è poco pronunciata ma si può intravedere nelle riunioni preparatorie che si svolgono parecchi mesi prima della festa e sono riservate esclusivamente ai coscritti partecipanti. Durante queste riunioni si stabiliscono i dettagli di ciò che accadrà il giorno del Capodanno seguente (anche il giorno tradizionalmente fissato per il “Rolu” è particolarmente significativo in quanto da sempre simbolo di rinnovamento), e in questa occasione possono emergere volontà di competizione con i propri predecessori nel caso questi ultimi abbiano organizzato festeggiamenti particolarmente sfarzosi, ad esempio ingaggiando orchestre costose. Inoltre, seguendo Claude Rivière si può affermare di trovarci di fronte a una sorta di "iniziazione volontaria" nel senso che la partecipazione al “Rolu” non è obbligatoria ed esistono casi di ragazzi e/o ragazze che si sono rifiutati di partecipare.
Come si svolge il “Rolu”: per i neodiciottenni la festa comincia alle nove del mattino con il ritrovo in piazza, che può essere quella di San Nicolao o di San Pietro a seconda della provenienza della maggior parte dei partecipanti, poi i ragazzi e le ragazze prendono parte alla Messa al termine della quale distribuiscono vino ai presenti intrattenendoli con le tipiche “Courente” (“corenta” in grafia occitana normalizzata, è una danza diffusa nelle vallate alpine) e canti popolari. In questa sede non è irrilevante notare che, anche se la mancata partecipazione alla Messa da parte di uno o più coscritti creerebbe scalpore, la componente religiosa appare decisamente in secondo piano e la presenza dei coscritti in chiesa ha in realtà la funzione di mostrarsi ufficialmente al paese. Successivamente ci si reca dall'altra parte del paese dove si ripete la stessa procedura. Tutti gli spostamenti avvengono per mezzo del carro, un trattore il cui rimorchio, chiamato “tamagnun” in dialetto, addobbato e attrezzato con divanetti di fieno per ospitare i coscritti. Sul “tamagnun” si trova anche il ginepro che verrà bruciato a mezzanotte, anch'esso addobbato. I coscritti, dopo aver pranzato, trascorreranno l'intero pomeriggio a bordo del carro, scorazzando per le vie del paese. In passato il carro veniva messo a disposizione da chi lo possedeva, spesso famiglie di contadini più benestanti, soltanto per il “Rolu” dei propri figli, infatti l’utilizzo del carro-trattore è stato generalizzato soltanto nelle edizioni più recenti. Gli spostamenti dei coscritti erano seguiti da una piccola fanfara, come avviene ancora oggi, ma una differenza importante era costituita dal fatto che la gente scendeva in strada per assistere al passaggio dei ragazzi e non si limitava a radunarsi in piazza per dare il proprio contributo alla festa. Inoltre all epoca gli scherzi nei confronti dei coscritti erano più pesanti e in particolare i ragazzi più grandi non cercavano semplicemente di nascondere il ginepro o di sabotare il rogo ma tentavano anche di bruciarlo al posto dei legittimi proprietari privandoli così del loro fulcro iniziatico che, come già spiegato, costituisce il vero e proprio simbolo dell ingresso nella vita adulta.
Un elemento interessante è costituito dal fatto che il “Rolu” si celebra il primo gennaio, a differenza di quanto avviene nei paesi vicini dove la festa dei coscritti si celebra durante i
carnevale: in questo modo il “Rolu” si slega dal clima goliardico carnevalesco accentuando così il suo carattere di rito di passaggio. La cena è il momento di massima condivisione con la comunità in cui tutti sono invitati a partecipare e i coscritti possono finalmente sfoggiare il frutto delle loro fatiche dando vita ad una festa coinvolgente soprattutto attraverso i balli, più o meno improvvisati da tutti sulle note di orchestre o piccole fanfare che suonano dal vivo.
Tra i cambiamenti che il “Rolu” ha subito nel corso del tempo ce n'è uno che può sembrare curioso: la perdita di importanza del pranzo, che oggi avviene in forma ristretta e quasi privata tra i ragazzi partecipanti, a favore della cena. Questo fatto è indice del passaggio dal mondo contadino a quello industriale. Infatti nelle società agricole non c'erano molte possibilità di abbandonarsi a baldorie serali perché la cura degli animali richiedeva al contadino un impegno sia serale che mattutino quindi le festività risultavano contratte per numero di ore disponibili, mentre in generale si può affermare che le società industriali contemporanee permettono maggiore flessibilità per quanto riguarda l'interruzione temporanea del lavoro. Vi è un aspetto rimasto costante nei “Rolu” di ogni tempo: la musica. Da sempre infatti essa rappresenta un elemento importante che si può dire riassuma simbolicamente in sé tutti gli scopi della festa: genera un'atmosfera di allegria spensierata e di condivisione, e al tempo stesso mette alla prova i coscritti che, esibendosi in canti e danze popolari devono conquistare il favore del pubblico e mostrare il loro grado di appartenenza e coesione con la comunità. Spesso si tratta di canti popolari a sfondo goliardico, ma a tratti anche religioso: durante tutta la giornata si ingaggiano piccole fanfare che seguono i coscritti e li allietano con canzoni ballabili, il cui ruolo è fondamentale durante la serata. Momento in cui proprio la musica suonata dalla fanfare coinvolge tutti i partecipanti alla cena in una lunga sequela di balli che si protrae fino a mezzanotte, ora in cui si accende, sulla piazza principale, il rogo del ginepro anch'esso accompagnato da danze e musica (i coscritti danzano in cerchio attorno al fuoco cantando la canzone della leva che inneggia alla loro annata e alla forza della gioventù, cantata in parte in dialetto, in parte in italiano). Il testo della canzone cardine della festa del “Rolu” batte sui temi classici della bandiera, della gioventù, e della forza (es: "
E viva il 9, e viva il 6, viva la leva, viva la leva/E viva il 9, e viva il 6, viva la leva 96/96 è un fiore, un fior di primavera che porta la bandiera/che porta la bandiera/96 è un fiore, un fior di primavera/che porta la bandiera, la bandiera tricolor/96 l'è n'arbu, l'è n'arbu bin piantà/ e guai a chi lu tuca e guai a chi lu tuca/96 l'è n'arbu, l'è n'arbu bin piantà/e guai a chi lu tuca e guai a chi lu tuca/ ca resta fulminà/ 96 è d'oro/e d'oro e di diamante/la leva trionfante, la leva trionfante/96 è d'oro, è d'oro e di diamante/la leva trionfante/la leva trionfante che sempre vincerà”). Danze improvvisate si protraggono fino a tarda notte.
Come già detto, il ginepro viene bruciato sulla piazza a mezzanotte dopo la cena aperta a tutti. Questo rogo rappresenta l'abbandono definitivo dell'infanzia e per questo rappresenta un rito di passaggio, suggellato dal fatto di aver resistito a tentativi di furto del ginepro o di sabotaggio del rogo ad opera di ragazzi più grandi. Infine il rogo del ginepro, che avviene a mezzanotte, rappresenta l'apogeo simbolico di tutta la manifestazione in cui i partecipanti entrano definitivamente nella società adulta mentre la spensieratezza di quel giorno e della loro infanzia brucia scaldandoli mentre danzano.
Un aspetto particolare di questo rituale e della sua storia è costituito dal fatto di essere riuscito a unire le frazioni di San Nicolao e di San Pietro, spesso rivali o comunque divisi negli anni passati. A lungo si è assistito a festeggiamenti separati, e il “Rolu” ha subito una battuta d'arresto che sembra aver riguardato più San Nicolao, tra l'altro zona maggiormente colpita dai cali di popolazione dovuti all'industrializzazione. Poi attorno al 2005, per iniziativa di due giovani del posto, il “Rolu” riprende riunendo tre leve - 1987, 1988, 1989 - ma è ancora diviso per frazioni. L'edizione successiva ha invece visto il regolare coinvolgimento di una sola leva e il coinvolgimento dell'intero paese. Oggi, come si è detto, il “Rolu” attira anche partecipanti non autoctoni e per alcuni rappresenta una riscoperta delle proprie radici che evoca l'affetto per quella che è stata la terra dei nonni o di altri parenti.
Seguendo le fluttuazioni demografiche di questi decenni anche il “Rolu” ha subito battute d'arresto e oggi, riportato definitivamente in auge da autoctoni, attira spesso l'attenzione degli abitanti di alcuni paesi nei dintorni, spesso privi di tradizioni specifiche sul passaggio alla maggior età, che si uniscono ai coassolesi nei festeggiamenti. Ricordiamo che si tratta di una festa particolare anche perché, specie nella sua versione attuale, non è riservata alla ristretta comunità di autoctoni ma è abbondantemente aperta agli estranei a differenza di altre, per lo più religiose, che vedono una prevalenza di autoctoni in ruoli centrali come ad esempio quello del Priore.