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Le Confraternite



Dopo il Concilio di Trento nella Chiesa è tutto un pullulare di Confraternite atte a sviluppare la pietà dei fedeli.

Descrizione

La storia di tali sodalizi è di grande importanza per comprendere aspetti e momenti del passato civile e religioso delle nostre popolazioni.
Anche i coassolesi vollero suscitare e coltivare la loro religiosità con queste nuove forme di devozione, erigendo e via via collegando ad ogni altare della chiesa parrocchiale una propria Confraternita. cosi:
  • All'altare maggiore la Confraternita o Compagnia del Ss. Sacramento
  • Nella navata laterale, "a cornu Evangelii" (ndr.: il lato del vangelo. E' una zona delle chiese cristiane occidentali. Prende il nome dal luogo dove avviene la lettura del vangelo nella liturgia. Rispetto all'altare maggiore, si trova sul lato sinistro)
    • all'altare di S. Croce, l'omonima Confraternita di S. Croce
    • all'altare di S. Giuseppe, la Compagnia del Santo, invocato a soccorso degli agonizzanti
    • all'altare di S. Vincenzo de' Paoli, la Compagnia della Dottrina Cristiana
  • Nella navata "a cornu epistolae" (ndr.: il lato dell'epistola. Dove venivano lette le epistole, ossia le lettere del Nuovo Testamento scritte dagli apostoli ai cristiani. guardando l'altare maggiore, il lato dell'epistola si trova nel lato destro)
    • all'altare della Beata Vergine del Santo Rosario, la Confraternita del Rosario
    • all'altare della Beata Vergine del Suffragio, la Compagnia del Suffragio
In conformità con i propri statuti, ogni Confraternita era retta da un Priore o Rettore. I Priori delle singole Compagnie venivano eletti ogni anno, nella prima, seconda e terza domenica dell'anno prima della Messa delle nove. Veniva eletto chi aveva più voti, fermo restando la facoltà del parroco di rifiutare colui che riteneva indegno. Secondo la relazione di Don Ubaudi del 1893, la durara in carica dei Priori era stata allungata di qualche anno e l'elezione avveniva ogni tre o quattro anni, su una terna di nomi presentata dai Priori a fine amndato.
Le Confraternite si finanziavano con i contributi volontari degli iscritti, con tributi e offerte di vitelli, capre qualche vacca  e la colletta di segala che solitamente veniva effettuata ogni anno. Alla Compagnia del Ss. Sacramento erano devolute le elemosine raccolte in chiesa l'ultima domenica del mese, mentre nelle feste della Beata Vergine la colletta volgeva a beneficio della Compagnia del Ss. Rosario. con una punta di garbata acrimonia, osserva Don Barutelli (1825) che "...qualche reddito viene dalla filura delle donne, ma in questi tempi ascende a poco perchè le donne sono diventate pigre e non vogliono più filare..."

Confraternita Ss. SACRAMENTO
All'inizio del cinquecento ebbero particolare sviluppo le confraternite del Ss. Sacramento ed in genere quelle che si dedicarono a sviluppare il culto dell'Eucarestia. si deve a loro, infatti, la pratica delle Quarantore, così come le processioni del Corpus Domini, ciò per rispondere e combattere alcune teorie che, dopo la Riforma, soprattutto ad opera di Calvino, negavano la presenza reale di Cristo nell'Eucarestia.
Nella nostra parrocchia la Confraternita del Ss. Sacramento è già fondata ed operante nella Visita Pastorale del Vescovo di Sarsina, Monsignor Peruzzi nel 1584. In tale epoca, si legge nell relazione della Visita vescovile, " ...la Confraternita, eretta sull'altare maggiore è assai numerosa e retta da due Priori. Davanti al tabernacolo arde in permanenza la lampada, a spese in parte della comunità e in parte della Confraternita. I Confratelli sono onorati di accompagnare con ceri il Ss. Sacramento quando viene portato agli infermi come Viatico sotto il Baldacchino, sostituito dall'ombrella allorchè bisogna incedere per sentieri aspri e campestri... ". Nella relazione della Visita pastorale di Monsignor Michele Beggiano (12 e 13 ottobre 1674) è riferito che la Confraternita consta di 200 iscritti dei due sessi ed è retta da un Priore per gli uomini e da una Prioressa per le Consorelle. Ogni iscritto si compra il cero, che conserva in casa, l'Arcivescovo ordina che per l'avvenire tali ceri vengano conservati in chiesa in cassa apposita.
Ogni ultima domenica del mese si usa far la processione del Ss. Sacramento nell'interno della chiesa. Nella festa del Corpus Domini la processione del Ss.Sacramento si svolge con particolare e specialissima solennità, con innumerevoli lumi, torce e candele che sono somministrate dal Priore dietro pagamento di 5 soldi. Il baldacchino viene portato dai Confratelli della Compagnia. La Confraternita, che è ancora recensita dal prevosto Ubaudi nel 1893, arrivò all'epoca del suo massimo splendore, ad annoverare ben 1000 iscritti (Visita del cardinale Rovero nel 1752).
Fra i Rettori o Priori vengono ricordati negli atti d'arhivio: il nobile Giovanni Francesco Salvino (1653) e Peretto Griva Francesco (1795). La Confratenita attualmente non esiste più.

Confraternita di S. CROCE
Di origine altrettanto remota e non meno insigne per il fervore religioso e il valido apporto alla vita parrocchiale è la Confraternita di S. Croce, costituita sull'omonimo altare sovrastato da icona che si riferisce all'esaltazione della Croce del Signore, con tabernacolo che serviva a riporre il Ss. Sacramento il giovedì santo.
Il regolamento obbliga gli iscritti alla recita dell'ufficio della Beata Vergine nei giorni festivi e alla S. Comunione tre volte l'anno oltre la Santa Pasqua. Probabilmente i Disciplinati di S.Croce erano tutti solo uomini, indossavano la cappa bianca nelle processioni e nelle sepolture. vigeva la consuetudine, il giovedì santo, di compiere la alvanda dei piedi, la quale era seguita da un banchetto. La consuetudine del banchetto, nel quale la sobrietà e la temperanza lasciavano senza dubbio molto a desiderare, venne proibita sotto pena di interdizione da Monsignor Peruzzi. La sanzione venne tuttavia disattesa, se dieci anni dopo (1594) l'arcivescovo Monsignor Carlo Broglia, dovette rinnovarlo, questa volta con miglior successo.
La Confraternita possedeva una propria cappella nel cimitero adiacente, allora, alla chiesa e per la recita degli uffici aveva un oratorio conveniente dal lato del vangelo dall'altare maggiore, "ligneis scannis ornato"; si accede all'oratorio dal lato dell'epistola di deto altare di S. Croce, "per duos scali gradus lateritios"; vi sono inoltre nell'oratorio altre due porte: una dà accesso al presbitèro e un'altra conduce all'esterno. Se agli inizi della Confraternita non c'erano che uomini, nel Seicento essa venne aperta anche alle donne e la cronaca riferisce che il 22 settembre 1653, " i confratelli di S. Croce utriusque sexus intervengono numerosissimi" ad accogliere nella cappella di San grato l'arcivescovo Monsignor Giulio Cesare Barbera, in arrivo da Corio, per la Visita pastorale a dorso di cavallo. Ad attestare il buon spirito e il fervore religioso che animava i Disciplinati di S. Croce si leggano, dell'arcivescovo Gattinara (1730), le parole di lode per gli iscritti - 400 confratelli e 700 consorelle circa - " qui omnes se exercent in operibus piis".
La Confraternita teneva i registri, dove si annotavano, da principio, le elemosine volontarie; quindi anche i redditi provenienti da imposte e da un pezzo di terreno di 50 tavole in regione Molaro. A immettere ossigeno nelle finanze della Confraternita giunse una disposizione testamentaria del coassolese Francesco Spandre Tet, morto il 3 ottobre 1794, il quale lasciò erede l'anima sua ed esecutrice testamentaria la Confraternita di Santa Croce, coll'obbligo di curare la vendita di tutti i beni e convertirne il prezzo in celebrazioni di Sante Messe e coll'obbligo al Cappellano pro tempore di celebrare la santa Messa nei giorni festivi all'altare della Confraternita e di attendere alle confessioni dei confratelli. Recita il testamento: "... tot missarum elemosina constituta solidorum Viginti et oneribus insuper cappellano impositis quinquies diebus festis post Missam recitandi Pater noster et Ave Maria ... confessiones sodalium excipiendi..." La Messa festiva all'altare di Santa Croce veniva celebrata alle ore 8 nella stagione estiva e alle ore 9 in quella invernale. L'eccezionale lascito fruttò un capitale di lire 12.000, la cui rendita annuale, arrotondata con altri pii legati, era di 385 lire. Poichè il Cappellano potesse soddisfare tutti gli oneri e asistere spiritualmente la Confraternita si stabilì (nel 1816) di portare lo stipendio a 700 lire, con il concorso di altre Confraternite, confermando l'obbligo di applicare ogni giorno la Messa "pro aequa parte" per le Compagnie del Ss. Sacramento e di S. Croce. I governi del XIX secolo incamerarono i redditi derivanti dall'eredità Spandre Tet, i quali redditi vennero poi riscattati dalla confraternita.
Durante la prevostura di Don Ubaudi nell'anno 1894 venne fatto obbligo al Cappellano di prestarsi per le confessioni i primi 30 giorni del tempo pasquale e gli ultimi 15 giorni dell'anno. Non trovandosi chi si sobbarcasse tale impegno, il Priore della confraternita devolvette una somma adeguata a stipendiare un sacerdote per tre mesi d'estate  a beneficio dei villeggianti.
La Confraternita di S. Croce, come risulta dai dati storici, data "ab immemorabili". Non avendo tuttavia nessun documento che ne comprovasse l'erezione canonica, il prevosto Teologo Giuseppe De Giovannini nel marzo 1850 presentò una supplica all'arcivescovo perchè si degnasse di confermare o di nuovamente erigere la Confraternita stessa, che viene denominata "di S. Croce e della Beata Vergine delal Consolata". Il decreto di approvazione porta la data del 26 marzo 1850. Il decreto arcivescovile è unito a regolamento in conformità del quale potranno essere accettati nella Confraternita confrateli e consorelle dai 15 anni in su, di buona condotta, frequentanti i sacramenti e le funzioni parrocchiali. si festeggeranno le ricorrenze dell'Invenzione e dell'Esaltazione di S. Croce e la festa della B.V. della Consolata.
Annualità: soldi 12 i confratelli, soldi 6 le consorelle. Questi soldi sono destinati a solennizzare le feste e per i suffragi di consorelle e confratelli defunti.
Divisa: per i confratelli, camice bianco; per le consorelle camice di tela gialla.
La storia ci ha consegnato qualche nome: Coletti Giovanni Bernardo, rettore (1653); Peretti-Grand Lodovico, rettore (1730); notaio collegiato Coletti Giuseppe Antonio, prorettore che funge anche da tesoriere (1730); Massa Michele, rettore (1795): il coassolese Don Banche Antonio, cappellano (1843). Nell'anno 1874 l'onere della Messa festiva, arichiesta del Priore pro tempore venne assunto dal sacerdote Berta Ignazio che lo mantenne fino alla morte, sopravvenuta il 7 giugno 1883.

Confraternita di S. ROSARIO
La Confraternita del S. Rosario sorse come naturale estricazione della innata e profonda devozione dei coassolesi verso la Vergine Santissima. Sorse nel Seicento all'altare della B. V. del Rosario - che nell'antica parrocchiale era posto lateralmente "in cornu evangelii" da un frate dell'Ordine dei Predicatori. Nell'attuale chiesa - iniziata dal prevosto don Giovanni Domenico Chionio, morto in concetto di sanà nel 1742 -  l'altare della B. V. del Rosario venne costruito "a latere epistolae" e a tale altare venne canonicamente rifondata la Compagnia del Santo Rosario con lettera del Maestro Generale dei Predicatori del 30 gennaio 1726. Pala d'altare, una graziosa icona (in tela) della stessa B. V. del Rosario, contornata da 15 tondini raffiguranti i 15 misteri.
La Compagnia non ha redditi, trattiene le elemosine raccolte nelle feste della B. Vergine, onora con particolare solennità la B. Vergine del Rosario, la sua Annunciazione, l'Assunzione al Cielo, con processione del simulacro della Vergine Santissima, conservato in sagrestia. Fra le attribuzioni della Confraternita (relazione del prevosto Ubaudi, 1893) quella di far celebrare le novene delle principali feste dell'anno, quali San Nicolao, Patrocinio di San Giuseppe, Assunzione di Maria Vergine, Ss. Rosario, pagare il panegirista, provvedere la polvere per i mortaretti.
Fra i confratelli e rettori si ricordano: Gian Giacomo Berta, rettore; Tommaso Berta suo fratello, Maria che era sorella e il figlio Giovanni Francesco. Nicolao Coletti, rettore, Martino Marietta sottorettore, Giovanni Antonio Coletti, tesoriere

Confraternita del SUFFRAGIO
Venne eretta canonicamente all'altare della B. V. del Suffragio, "in cornu epistolae" dall'arcivescovo Michele Baggiamo il 12 dicembre 1687. Le notizie su questa Confratenita sono abbastanza scarse, nella sua visita pastorale dell' 11 luglio 1730, l'arcivescovo Gattinara, effettuando un controllo sui libri contabili, scoperse che essi non erano mai stati presentati ed ordinò di consegnare senza indugio tali libri in mano al Prevosto. In quel tempo Rettore e Tesoriere era Stefano Ubaudi, prorettore Giovan Domenico Fornelli. Dalle relazioni delle visite pastorali si viene a sapere che la Confraternita possiede un non esiguo capitale di 900 lire circa (n.d.r.: indicativamente sui 6000.euro), da usarsi per la manutenzione e l'ornamento dell'altare della Vergine del Suffragio e per suffragare i confratelli defunti (1752). Possiede inoltre due pezze di prati, una nella regione detta "Prato della Fontana" e l'altra in regione detta "Prato della Grangia" (1769), inoltre vi è un legato di 12 messe lasciato da Detomatis Bernardo (relazione Revelli, 1750). Don Ubaudi riferisce, nel 1894, che la Compagnia dispone mensilmente di una novena di messe in suffragio di tutti i defunti.

Confraternita (o Compagnia) della DOTTRINA CRISTIANA
Esistente alla visita di Monsignor Rovero (futuro cardinale nel 1758) il 30 agosto 1752 ed era eretta all'altare di S. Vincenzo da Paoli dal prevosto Chionio junior. Recensita nella visita di Monsignor Luserna il 25 settembre 1769 e recensita anche nella visita di Monsignor Costa (anche lui futuro cardinale) il 12 luglio 1784. Nella relazione del prevosto Barutelli del 3 dicembre 1825 è scritto che non esiste la Compagnia della Dottrina Cristiana. Dalla relazione del prevosto Giacomo Ubaudi del 11 gennaio 1894: "Compagnia della Dottrina Cristiana: si è provato ma non attecchì punto. Si ottiene poco; c'è molta ignoranza religiosa."

Confraternita di SAN GIUSEPPE
Eretta da don Revelli il 15 febbraio 1754. compare per la prima volta nella relazione della visita pastorale di Monsignor Francesco Luserna Rorengo di rorà il 25 - 29 settembre 1769. All'altare di San Giuseppe dal lato vangelo, "cum supposita icone imaginem Sancti titularis B.V.M et S. Nicolai referente picturae antiquae et elegantissimae quae cornice lignea deaurata circumornatur": qui è eretta la Compagnia degli agonizzanti sotto il patrocinio di San Giuseppe. Festa della Compagnia è il 19 marzo. La pala d'altare è di Giuseppe Giovannone, educatosi a bottega dello Spanzotti a fianco di Defendente Ferrari (prima metà del Cinquecento)
Unica compagnia aperta ad uomini e donne. Alla direzione: per gli uomini, 1 presidente, 2 consiglieri, 2 tesorieri. Per le donne, 1 priora, 2 consigliere, 2 tesoriere.Attualmente è ancora attiva, suddivisa in due Compagnie: quella femminile che festeggia il 19 marzo e quella maschile che festeggia il 1° maggio (San Giuseppe lavoratore)

Testo tratto da "Notizie storiche concernenti la Parrocchia di San Nicolao - Coassolo Torinese - desunte dagli Archivi (di stato e Arcivescovile)" da don Celestino Berta sacerdote coassolese




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